La Lancia Beta Montecarlo Turbo è la vettura costruita nel 1978 impiegata dalla squadra ufficiale Lancia corse nel Campionato mondiale Marche 1979, 1980 e 1981 e in seguito ceduta a squadre private.
Con l’entrata in vigore dell’Allegato J del 1976 nella seconda metà degli anni 1970, il Campionato Mondiale per vetture sport ha visto l’arrivo delle auto da corsa del Gruppo 5. Rispetto al Gruppo 4, che aveva un regolamento molto più restrittivo, i produttori furono autorizzati a portare a compimento estese modifiche rispetto alle vetture stradali da cui derivavano le vetture da gara. In realtà possiamo dire che il Gruppo 5 è stato effettivamente una categoria riservata alle silhouette. Per bilanciare le prestazioni, la Federazione decise di stabilire una tabella per i pesi minimi delle vetture specifici per le diverse cilindrate dei motori: i primi aumentavano in proporzione alle seconde, cosicché vetture piccole e leggere potessero competere con rivali più potenti ma penalizzate dal maggiore peso minimo. Fin dalla sua istituzione nel 1976, il Gruppo 5 era stato completamente dominato dalla Porsche 935, che di fronte a sé non aveva trovato una seria concorrenza. Infatti il campionato era suddiviso in due classi, quella fino a due litri e quella oltre due litri, ma il titolo costruttori veniva assegnato a chi otteneva più punti nella propria classe e la 935 era il “rullo compressore” della classe di cilindrata superiore. La situazione cambiò notevolmente a metà del 1979, quando la Lancia Corse portò in gara nella classe inferiore la sorprendente Beta Montecarlo Turbo
A parte il layout generale e il blocco motore molto poco dell’auto di serie è stato conservato per la versione da corsa. Il costruttore italiano aveva chiesto aiuto agli esperti dell’Abarth per la meccanica e a Pininfarina per l’aerodinamica. Il risultato che ne venne fuori aveva solo una leggera somiglianza con la vettura da cui derivava. La carrozzeria allargata sviluppata nella galleria del vento della Pininfarina strideva con la stretta sezione centrale dell’auto di serie, che per regolamento doveva essere mantenuta.
Anche sotto i pannelli compositi i cambiamenti furono numerosi. L’esperto telaista Gian Paolo Dallara rielaborò completamente la monoscocca dell’auto di serie e modificò in ogni modo consentito dalle norme i puntoni e la forma delle sospensioni MacPherson. Il punto di forza di questa auto era però il motore dotato già in quell’epoca di iniezione elettronica come la versione stradale. Mentre il monoblocco di serie era stato mantenuto, gli ingegneri Abarth avevano costruito una nuova testata a 16 valvole e vi avevano collegato un massiccio turbo prodotto dalla KKK. Mantenendo la cilindrata a 1.425 cm³, l’auto rientrò nella classe 2 litri/780 kg (usando il fattore 1,4 di equivalenza per i motori turbocompressi la cilindrata corretta era pari a 1.995 cc). Nonostante fosse relativamente piccolo, il motore era ancora capace di produrre oltre 400 CV nella prima versione, per poi salire fino a 473 CV nell’ultima evoluzione del 1981.
La Lancia Beta Montecarlo fu mostrata per la prima volta nel mese di dicembre del 1978, ma essa debuttò in gara solo nel giugno del anno successivo, durante la gara di Silverstone del Campionato del Mondo. Una sola auto fu iscritta per Riccardo Patrese e Walter Röhrl. La nuova vettura fu veloce fin dai primi metri, anche se faticava a tenere il passo della molto più potente e più pesante Porsche. Anche l’affidabilità fu una preoccupazione rilevante e causò un ritiro prematuro. Una volta che i vizi di gioventù furono risolti, la Beta Montecarlo dominò facilmente la “classe 2 litri”, ottenendo vittorie di classe aPergusa e a Brands Hatch. La Lancia arrivò seconda assoluta nel campionato, ad una distanza considerevole dietro le Porsche.
Per il 1980 il campionato fu diviso in due classi: una fino a due litri e una oltre. Le Lancia dominarono la loro classe, segnando dieci vittorie su undici possibili e aggiudicandosi il campionato. Va detto però che la concorrenza era molto limitata. Più impressionanti furono le vittorie assolute ottenute a Brands Hatch, al Mugelloe a Watkins Glen contro le Porsche, con doppietta Lancia in ogni occasione. Anche nel 1981 la musica fu la stessa: la Lancia vinse di nuovo il campionato nella classe 2 litri ottenendo l’affermazione nella propria classe in tutte e undici le gare e aggiudicandosi anche una vittoria assoluta contro le 935, che erano accreditate di oltre 800 CV. Un altro grande risultato è stato l’ottavo posto finale a Le Mans, secondo nel Gruppo 5, dietro una Porsche 935.
Incoraggiato dalle prestazioni della Beta Montecarlo “due litri”, Abarth sviluppò un motore più grande per la stagione 1981 per andare davvero “a caccia della Porsche”. Il nuovo motore da 1773 cm³ era equipaggiato con due turbocompressori. Dipinte nella suggestiva livrea Martini Racing, le vetture videro la potenza fu aumentata a 520 CV. Purtroppo questa versione non è mai stata pienamente sviluppata, poiché la Lancia stava già guardando avanti ai nuovi regolamenti del Gruppo C che sarebbero entrati in vigore nel 1982. La Beta Montecarlo dotata del motore maggiorato riuscì a conquistare punti in una sola occasione. Sebbene non fossero più ammissibili per il Campionato del Mondo, le Lancia di Gruppo 5 hanno continuato ad essere portate in pista da team privati con notevole successo.
Aggiudicandosi due Campionati del Mondo in maniera schiacciante, la Beta Montecarlo Turbo è passata alla storia come una delle grandi auto da corsa della Lancia.